La pittura gotica ha un lungo cammino e si muove in parallelo con l’arte gotica delle cattedrali. Abbiamo moltissime testimonianze di pittura gotica in Italia, un po’ meno in Francia ed ancora meno nel resto d’Europa, a causa dell’incuria dell’uomo e degli eventi naturali del tempo. Il percorso della pittura gotica in Italia si sviluppa in cicli di croci dipinte, affreschi e pale d’altare. I cicli di affresco hanno sofferto nel tempo danni irreparabili, cancellazioni, sovrapposizioni a volte
migliorative e spesso peggiorative. La pittura gotica in un certo periodo (XIII e XIV secolo) privilegia le forme di naturalismo e la miniatura. Abbiamo nella penisola italica tre diversi stili gotici: quello “Romanzo” legato alle tradizioni romaniche dell’Europa occidentale, quello “Bizantino” legato alle tradizioni padane e quello “Classicista” attestato lungo tutta la fascia adriatica ed al sud. I maggiori interpreti del periodo sono Giotto, Cimabue, Pietro Cavallini e i pittori senesi. Nella scultura Arnolfo di Cambio e Pisano.
migliorative e spesso peggiorative. La pittura gotica in un certo periodo (XIII e XIV secolo) privilegia le forme di naturalismo e la miniatura. Abbiamo nella penisola italica tre diversi stili gotici: quello “Romanzo” legato alle tradizioni romaniche dell’Europa occidentale, quello “Bizantino” legato alle tradizioni padane e quello “Classicista” attestato lungo tutta la fascia adriatica ed al sud. I maggiori interpreti del periodo sono Giotto, Cimabue, Pietro Cavallini e i pittori senesi. Nella scultura Arnolfo di Cambio e Pisano.

Nel mondo dell’arte figurativa occidentale, il periodo che va dalla seconda metà del Duecento al primo Trecento è di fondamentale importanza, perché avviene un processo che caratterizzerà la futura pittura, spiegabile sinteticamente nel modo di rappresentazione delle immagini, che trasforma l’arte pittorica da semplice raffigurazione ad azione e movimento: la pittura diventa uno svolgimento di tematiche rappresentative e narrative.
L’ideologia bizantina della divinità, viene prima integrata con quella della Storia, per poi essere sostituita dal concetto che la coscienza della stessa Storia, sia il fondamento di ogni interesse morale e conoscitivo.

In questo periodo la figura di Giotto assume una importantissima valenza nella creazione di quella grande struttura artistica-culturale, che si sta concretizzando nel mondo occidentale, tanto da non essere considerato inferiore ai grandi poeti del periodo, Dante compreso. L’arte bizantina, che già sente gli effetti devastanti della dissolvenza del grande impero d’Oriente, con Giotto riceve un durissimo colpo.
Il campo pittorico, rispetto a quello dell’architettura e della scultura, risente di più la trasformazione in atto, soprattutto a livello ideologico. Per quanto riguarda l’architettura, i cambiamenti, pur essendo palpabili con la nascita di nuove tecnologie, avvengono in modo più graduale e tranquillo, mentre nella scultura il rinnovamento riguarda soprattutto la base culturale “classica” e “moderna”.

Negli ultimi decenni il fenomeno si sviluppa anche nella città lagunare ed in tutto il suo indotto, dove la cultura bizantina è sempre stata in primo piano. Testimonianza di questo influsso è il “Giudizio Universale” della cattedrale-basilica di Santa Maria Assunta di Torcello, che ha nella simbologia e nell’iconografia una concezione bizantina, mentre risulta evidente nelle figure la nuova formula di azione e di carattere narrativo: una diversa configurazione del movimento più realistica e popolaresca, con la volontà di non conferire alle figure una valenza di contemplazione, ma suscitare stimoli di qualsiasi natura agli animi degli osservatori. Le figure sono ormai libere dalla ritmica convenzionale, hanno contorni meglio definiti e gamme cromatiche più intense.
Anche in Toscana avviene la stessa cosa grazie alle aperture di un’alta intellettualità, tenuta ben sveglia dai costanti contrasti con la Chiesa e con i suoi ordini religiosi, spesso faziosi.
La tradizione artistica bizantina, ormai satura e stanca della vecchia maniera, incomincia il suo declino, in favore di nuovi linguaggi espressivi. Il passo audace in questo rinnovamento ha origine da diversi privilegiati centri produttivi, capillari botteghe d’arte e affiatati centri culturali.

In questa forte struttura, artisti pieni di vitalità, intuito e creatività, studiano e mettono in pratica nuove forme di linguaggio artistico. È il caso di alcuni pittori come Cimabue, Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, I fratelli Pietro ed Ambrogio Lorenzetti, Jacopo Torriti, Pietro Cavallini, Filippo Rusulti, Giotto, i cui grandi capolavori hanno raggiunto i nostri tempi, nei quali i valori plastici vengono esaltati come non mai.
La strada che vuole percorrere il Cavallini parte proprio dal recupero della tradizione bizantina, dando integrazione di nuova drammaticità e più esaltazione alle forme plastiche. A Siena, Duccio vuole rendere più percettibile le variazioni cromatiche e la linearità delle forme, già in via di sviluppo nella pittura locale sin dalla seconda metà del secolo. Dalla sua pittura vengono influenzati molti artisti locali, tra i quali spiccano i fratelli Lorenzetti e Simone Martini.

A Roma Pietro Cavallini realizza, per la chiesa di S. Maria in Trastevere, “Le Storie della Madonna”, mentre Jacopo Torriti lavora ai mosaici della chiesa di San Giovanni in Laterano e Filippo Rusuti è autore dei mosaici sull’antica facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore. Ad Assisi, quasi certamente, il Torriti ha partecipato, insieme alle più grandi personalità artistiche – tra le quali lo stesso Cimabue, i fratelli Lorenzetti e Giotto – all’imponente lavoro di decorazione alla Basilica di S. Francesco.
Giotto è il pittore che più si mette in evidenza. Accreditato come l’artista che meglio rappresenta l’intero periodo medioevale, Giotto riesce con grande forza e capacità, a rompere nettamente con l’arte tradizionale, conferendo alla pittura del suo periodo un inedito rinnovamento, apprezzato dai suoi contemporanei e al quale la grande arte rinascimentale sarà debitrice. Parecchie Scuole nasceranno e svilupperanno questo nuovo stilema creativo, che come abbiamo visto, sarà la base di avvio per un grande e positivo sconvolgimento della pittura.
Cenni su tre principali esponenti della pittura gotica
Cavallini

Cerroni detto il Cavallino nasce intorno al 1240 e muore nel 1330. Pittore romano diventato famoso soprattutto per i suoi mosaici, con le storie della Vergine di Santa Maria in Trastevere e per gli affreschi in Santa Cecilia a Roma. Lavora anche a Napoli per Carlo I ed è riconosciuto come la maggiore personalità del rinnovamento artistico nella Roma del periodo. Le sue figure sono plastiche ed il suo trattamento sciolto della superficie, superano di molto gli schemi della cultura pittorica tradizionale..
l’opera raffigurata è un particolare del Giudizio Universale
Cimabue
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Tutto ciò che si conosce di Cimabue è molto dubbio perché poche e frammentarie sono le notizie suffragate da documenti.
Pepo detto Cimabue (1272 – 1302), ha una breve vita e muore poco più che trentenne.
Esso è considerato, dalla tradizione toscana ed in particolare da quella fiorentina, il “protomaestro” della scuola locale ed è attivo a Roma, Assisi e soprattutto nei vari centri della Toscana.
Famose sono le sue Maestà ed i crocifissi dipinti. Cimabue è attento ai valori plastici e patetici, ed ha un energico approccio con la pittura, abbandonando il fiacco linearismo del tardobizantino.
Le grandi qualità di Cimabue sono visibili negli affreschi di Assisi, in modo particolare nella Madonna in trono nella chiesa inferiore e nelle celebri crocifissioni della chiesa superiore, dove con grande vigore esprime l’accento drammatico delle varie figure, come Maddalena ai piedi del Signore che implora il soccorso del cielo.
Egli è, secondo Dante, il più grande pittore nell’ambito fiorentino dopo Giotto e, uno dei primi a fondere alle immagini della composizione, un soffio di vita reale, un’espressione struggente drammaticamente umana, per quanto non fosse riuscito a staccarsi completamente dai canoni tradizionali.
Le caratteristiche principali dei suoi capolavori possiamo riscontrarle soprattutto negli affreschi di Assisi, dove con maestria e grande vigore, esprime l’accento drammatico delle varie immagini: nella Madonna in trono, quella di Maddalena che in prossimità dei piedi del Signore, con le braccia sollevate, pare che implori, gridando con forza, gli aiuti dal cielo.
Giotto

Giotto nasce a Vespignano nel Mugello nel 1267 e muore a Firenze nel 1337.
Si forma artisticamente negli ambienti di Cimabue, nel cantiere francescano di Assisi e a Roma.
Intorno al 1300 è già un pittore di grande fama.
Giotto, oltre che pittore, è anche un grande architetto ed il suo linguaggio artistico influenzerà su tutta la penisola italica e gran parte dell’Europa.
Con Giotto, la pittura acquista la tridimensionalità; nelle sue opere prevalgono temi drammatici e storici. In questi temi, la composizione e la presenza delle figure umane con contenuta espressione e gestualità, acquistano grande valore.
Il nuovo realismo pittorico di Giotto attinge in gran parte dalla cultura domenicana e francescana, il cui attaccamento alla vita cittadina è prioritario.
Eliminando ogni elemento superfluo della forma e dell’espressione, riducendole alla più lineare e sintetica semplicità, Giotto riesce ad esprimere, con sorprendente efficacia, tutte le manifestazioni del sentimento, dal dolore alla gioia, dalla collera all’umiltà e, in questo aspetto della sua arte emerge la grandezza del suo inconfondibile stile. Per questo si spiega la grande fortuna delle committenze private che incrementa fortemente le entrate nella sua scuola.
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