In questo inizio di secolo, oltre alla pregiatissima scuola di Giotto ce ne sono altre, altrettanto piene di vitalità. Tutte vengono influenzate dal suo nuovo realismo pittorico che abbandona gli schemi classici greci rivoluzionando il mondo della Pittura.
Anche Padova e Verona sono influenzate dal nuovo linguaggio di Giotto. Meno influenzata è Venezia, più incline al linearismo gotico che alla plasticità toscana.

Nomi di grandi esponenti che caratterizzano il periodo: Giovanni da Milano, Pietro Cavallini (024-pietro-cavallini-dalle-vite-di-vasari-1550), Simone Martini, Vitale da Bologna, Tommaso da Modena, Giusto de ‘ Menabuoi, Filippo Rusuti, Jean Pucelle, Matteo Giovannetti, Altichiero, Barnaba da Modena, Ugolino del Prete, Duccio di Buoninsegna. Opere di rilievo del periodo: le “Maestà” di Giotto, di Duccio Buoninsegna e di Simone Martini, “La Pietà” di Giovanni da Milano, “San Silvestro resuscita i maghi” di Maso di Banco, “Effetti del buon governo in campagna” di Ambrogio Lorenzetti, “Madonna di Santa Trinità” di Cimabue, “Madonna in trono” di Giotto, “la morte di san Martino” di Simone Martini, “Compianto sul Cristo morto” di Giotto, “Crocifissione” di Altichiero, “S. Alberto Magno” di Tommaso da Modena.

La plasticità e la spazialità della produzione giottesca, acquistano un’elevata qualità nell’intera composizione, nelle figure umane e nel linguaggio espressivo, dove prevalgono elementi drammatici e storici. Si intravede la funzione di una ragione aperta agli elementi del reale ed alla ricerca analitica di un significato universale.
Il realismo del primo Trecento e il suo crescente senso di affettività, sono debitori della cultura francescana e domenicana, il cui rispetto della quotidianità cittadina chiarisce il successo della Scuola di Giotto, capace di generare grandi personalità come Maso di Banco, Stefano e Taddeo Gaddi.

Siena ed i suoi dintorni sono influenzate in pieno dai condizionamenti gotici di Giotto, partendo dall’elegante raffinatezza cromatica e dalle forme di Duccio di Buoninsegna, e dagli stimoli ormai diventati suggestivi in ogni parte d’Europa. L’altrettanto raffinata pittura di Simone Martini, la forte espressività di Pietro Lorenzetti e la brillante curiosità del fratello Ambrogio, avvicinano l’arte di Siena al gotico francese, soprattutto alla corte del papa ad Avignone. La lunga vita della Scuola giottesca sarà interpretata come un segno di affaticamento ed indecisione nell’ambiente toscano, soprattutto a Firenze. Avrà gli ultimi sussulti in coincidenza della peste nera del 1348.
Nessun commento:
Posta un commento