sabato 3 dicembre 2016

ODE ALLA PITTURA (MOSTRA)

E’ una Mostra allestita e voluta con amore nostalgico da Marco Goldin per realizzare il sogno di far conoscere a tutti  il patrimonio straordinario di opere della pittura contemporanea concentrato a Palazzo Sarcinelli. Gli sono stati compagni quei numerosissimi artisti le cui opere arricchiscono la mostra, compagni nel suo lungo viaggio in cui
inneggiano assieme al sentimento della natura, del mondo, delle cose. “Ho amato -egli scrive – il loro senso di una profonda e altissima spiritualità senza che essa fosse in alcun modo confessionale…. Con loro mi sembra possibile stringere in una sola immagine  – che sembrava mandata da Dio – il giorno e la notte”. Le numerose tele  dell’Esposizione infatti sono il luminoso racconto delle vicende esistenziali nella danza  delle loro immagini e dei loro colori.
Sono duecento le opere che Marco Goldin ha raccolto principalmente tra il 1988 e il 1998 negli anni centrali della sua direzione della Galleria Comunale di Palazzo Sarcinelli, palazzo che  i cittadini coneglianesi definiscono il tempio dell’arte.
Accenniamone alcuni iniziando da Zigaina, l’aedo del realismo sublimato dall’epopea  della classe operaia e contadina per poi misurarsi in molteplici altre performance. Anton Zoran Music ci trasporta nella tregenda dei campi di sterminio  nazisti con i soli tocchi di nuvole intrecciate in un abbraccio di disperata e tragica solitudine.
La tripartizione di un paesaggio marino esalta la genialità° di Armando Pizzinato fisso nella contemplazione degli strati di una panoramica lagunare che ne fanno risaltare i molteplici incanti. Eugenio da Venezia nel ritratto della pittrice Amelia Casonato  attenua con maestria  il lento disfacimento del contorno del viso con l’illuminazione degli occhi in un’ultima sembianza di gioventù.
“La ricamatrice buranella” di Pio Semeghini volge le spalle incurvate nell’intento dal ricamo, quasi a voler nascondere le ingiurie del tempo. Innegabili le reminiscenze di Cezanne “nel muretto del parco” di Nino Springolo nelle sue oscillazioni fra impressionismo e realismo.
Giovanni Toffolo (Anzil) in “Emigranti” con i tratti di un tragico realismo  si immerge in una profetica anticipazione della dell’immolazione dei minatori a Marcinelle.“Il Piave” di Bruno Darcino non mormora più snodandosi stanco e intristito, solo ansioso di raggiungere la foce.
Si scorge  nel “Barbone” di Ottavio SGURBIN  la tragicità dei quadri di Munch  : la figura prona ristretta fra due muri disadorni e funerei di una povertà derelitta, del rigetto di un cumulo di stracci fra l’indifferenza dei passanti.
Tra i pittori che Goldin pone nella “Generazione (quasi ) Uno, ricordiamo  – assieme ai già menzionati Pizzinato , Music e Zigaina –  l’innovatore Tancredi  Parmeggiani col suo “Senza titolo” in cui vi incarna l’ebbrezza del suo colorismo punteggiante.
Si può senz’altro dire che epigrafe della Rassegna sia al contempo una dichiarazione d’amore.

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