Fra tutti i clienti di origine ebraica ai quali Renoir venne introdotto da Charles Ephrussi, banchiere nonché editore della “Gazette des Beaux-Arts”, nessuno era certamente più importante del banchiere Louis Raphaël, conte Cahen d’Anvers. La moglie, l’italiana Louise Morpurgo, era essa stessa proveniente da una famiglia di banchieri ebrei originari di Trieste.
La coppia ebbe cinque figli, due maschi e tre femmine e da subito Renoir, incoraggiato da Ephrussi, spinse affinché le tre bambine potessero essere da lui ritratte. Cosa che effettivamente avvenne, come vedremo, in due quadri conclusi il primo nell’agosto del 1880 – proprio quello con Irene – e il secondo, con le sorelle minori Alice and Elisabeth, sul finire di febbraio del 1881.
Renoir era piuttosto orgoglioso del fatto che i suoi dipinti, di certo più audaci e schietti di quelli dei pittori accademici e di Salon, potessero essere appesi, nelle case meravigliose delle famiglie più in vista di Parigi, specialmente di ambito protestante e appunto di banchieri ebrei, vicini a quelli per esempio di Baudry, Carolus-Duran e soprattutto Bonnat, ritrattista che aveva una sua vena più che interessante tra realismo e intimismo. Renoir incontrò Ephrussi attraverso la mediazione di un’altra famiglia importante, quella dei banchieri di Paul Berard, che guidò a lungo i destini della Banca di Francia e che fece anch’egli ritrarre dall’artista impressionista la figlia.
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