Qualche giorno fà, gironzolando per un piccolo mercatino di oggetti usati, antiquariato ecc., (Ronchi di Massa) sono rimasta colpita da riproduzioni su tela di dipinti dai colori vivaci, interessantissimi.
Non ne avevo mai sentito parlare: una nuova scoperta !
Credetemi, anche solo nel vedere delle riproduzioni dal vivo, se ne riceve un’emozione neanche lontanamente paragonabile al vederle qui’.
Soprattutto la brillantezza dei colori e la ricchezza dei particolari, dei pizzi mi hanno colpita, nonchè la “diversa” rappresentazione degli angeli,
molto lontana dalle classiche alle quali siamo abituati.
Delicatezza e forza che mi hanno richiamato alla mente la grande sensibilità anche musicale di queste popolazioni.
Durante le prime fasi dell’evangelizzazione in America, assieme ai missionari europei, giunsero nel “Nuovo Continente” alcuni artisti con il compito di rendere visibile e più comprensibile il messaggio cristiano. In breve tempo, la pressante richiesta di opere d’arte impose la necessità di formare alcuni artisti locali, e così nacquero numerose scuole un po’ ovunque, tra cui quella di Cuzco (Perú) fu la più importante in America. I modelli da seguire furono il manierismoe poi il barocco, stili che nacquero e si consolidarono in Italia. Tra i primi artisti giunti in terra americana vi furono tre italiani:
il fratello gesuita Bernardo Bitti, dal 1575,
poi Matteo Perez de Alessio, che fondò a Lima un “centro sperimentale”,
e Angelino Medoro, giunto in Perú verso il 1600.
In seguito, Diego Quispe Tito, l’artista più famoso di Cuzco, ispirandosi a modelli fiamminghi, introdusse il paesaggio nella pittura peruviana e inserì le sue figure in rigogliose vegetazioni irreali, con prospettive distorte e uccelli tropicali, elementi iconografici che divennero caratteristici di quella scuola. Molto presto, gli artisti di Cuzco s’allontanarono dai modelli europei e abbandonarono il mondo reale per inoltrarsi nella fiaba. Così cominciarono a dipingere Madonne riccamente ingioiellate, decorazioni preziose su tutti gli abiti, raggiere dorate, arcangeli avvolti in abiti regali e che impugnavano armi da fuoco, dando origine al “Barocco andino” o “Stile meticcio”.
Riccardo Scotti
La figura della Madonna fu identificata dalle popolazioni andine con la Pacha Mama (Madre Terra), una divinità molto venerata nell’ambito della religione locale, che mantenne la sua importanza anche dopo la conversione al Cristianesimo.
Gli Arcangeli archibugieri
Le scuole di pittura boliviane
Tra il 1630 e il 1640, con l’arrivo nel Vicereame di numerose opere di Zurbarán e, soprattutto, delle grandi raccolte di stampe appositamente commissionate dalla Corona spagnola a varie botteghe fiamminghe, il Barocco comparve anche nel territorio di Charcas, l’attuale Bolivia, che gli spagnoli denominarono “Alto Perú”. L’influenza di Zurbarán, in particolare, fu essenziale nella formazione della Scuola di Potosí, che più tardi si trasformò in un centro artistico importante, molto legato al gusto spagnolo. In quell’epoca la città mineraria di Potosí era il centro urbano più grande d’America, la cui popolazione raggiungeva i 160.000 abitanti, per la maggior parte spagnoli. Nella Scuola di Potosí, si formò il pittore barocco più importante del Vicereame, Melchor Pérez de Holguín (1660?-1732?), che cominciò la sua produzione artistica verso il 1680, creando uno stile molto personale basato sulla tematica dei “Santi Asceti”. Questa Scuola, vicina al gusto pittorico in voga tra gli spagnoli, era molto diversa dalle altre Scuole importanti del Vicereame, come quelle del Cuzco o del Collao, che comprendeva La Paz e i villaggi delle alture sulle rive del Lago Titicaca, le quali mantenevano un’estetica idealizzata e proveniente dal Manierismo. Fu in quel momento che gli artisti indigeni e meticci si fecero sempre più numerosi e la pittura cominciò ad assumere una propria identità e ad allontanarsi dai modelli europei. Cuzco, che diede origine al ricchissimo decorato in oro, e il Collao, dove nacquero le “Serie Angeliche”, furono i centri di questa nuova tendenza, e i dipinti più apprezzati furono quelli privi di prospettiva, con scene variate ed aneddotiche e personaggi dalla bellezza convenzionale. Nella Scuola del Collao, quindi, si manifesta per la prima volta l’originalità della nuova iconografia andina, che si esprime in grandi composizioni pittoriche, nelle quali si dà enfasi alla narrazione e alla rappresentazione di abiti lussuosi e gioielli sfarzosi.
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