domenica 22 gennaio 2017

LA PITTURA DEL NUOVO MONDO

Alla cultura degli Stati Uniti d’America l’Ottocento europeo fu certamente molto interessato e guardò ad essa non solo per la simpatia che suscitava per quanto esprimeva in senso propriamente politico. Frontiera di un nuovo mondo, l’America fu il sogno di molti letterati, storici e filosofi come testimonia l’ammirazione di Alexis de Tocqueville che attraversò
in lungo e largo il Continente tra il maggio del 1831 e il febbraio dell’anno seguente.

I suoi cahiers sono una fonte insostituibile per l’acume con cui l’autore guardò a ogni aspetto del Paese. La letteratura americana godé di un’eccezionale fortuna: “L’ultimo dei Moicani”, fortunato romanzo di James Fenimore Cooper, fu tradotto tempestivamente in varie lingue, per non dire delle traduzioni di Edgard Allan Poe di Baudelaire e di Mallarmé: per il suo “Le corbeau” Édouard Manet incise le illustrazioni.

Ma alla larga fortuna della letteratura non solo in Francia corrispose un largo disinteresse per le arti figurative, giudicate con sufficienza delle derivazioni periferiche dell’arte europea. Una figura eminente quale fu il poeta e saggista Walt Whitman nel 1871 scriveva che «l’America non ha fatto moralmente e artisticamente fino ad oggi nulla d’originale». Un giudizio troppo severo che William Hauptmann cita nella densa e impegnata introduzione alla mostra “Peindre l’Amérique. Les artistes du Nouveau Monde (1830-1900)” alla Fondation de L’Hermitage di Losanna che con essa celebra i trent’anni di vita.

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