sabato 18 febbraio 2017

Honoré Daumier (biografia)

Daumier ‹domé›, Honoré. - Pittore, scultore, litografo (Marsiglia 1808 - Valmondois, Val d'Oise, 1879). Artista originalissimo, tra i maggiori dell'Ottocento francese, esordì come disegnatore e litografo; all'arte litografica fu istruito da Ramelet. Aveva avuto infanzia e
adolescenza povere e, come commesso presso un legale, aveva affinato il suo senso di osservazione di caratteri e ambienti. La sua formazione fu essenzialmente autodidattica, malgrado la sua presenza all'Accademia nel 1828. Nel 1830 partecipò alla rivoluzione di luglio, e nella passione politica definì il suo stile incisivo e grandioso.
Collaborò alla Caricature (1831-1835), giornale di opposizione con disegni satirici che andarono acquistando una straordinaria potenza di denuncia sociale: appartengono a questo gruppo Le ventre législatif La rue Transnonain, concepite per le insurrezioni dell'aprile 1834. Soppressa la libertà di stampa (1835), si volse, sul giornale Charivari, alla satira di costume (serie di Robert MacaireBohémiens de ParisBas bleusLes bons bourgeoisGens de justice, ecc.).
 Nel 1848 ritornò alla satira politica con litografie e con la statuetta di Ratapoil, tipo dell'aguzzino bonapartista, fusa in bronzo nel 1888. Ma la proclamazione dell'Impero (1852) lo costrinse ad appartarsi dalla lotta politica e a dedicarsi alla satira di costume. Egli si volse soprattutto alla pittura, lasciando (1855Parigi per Valmondois e stringendo rapporti con i pittori di Barbizon: una vigorosa, appassionata tesi umana e sociale traspare nei suoi quadri, che ritraggono tribunali, avvocati, amatori di stampe, attori di teatro, lavoratori, ecc. 

Numerose sono le variazioni sul tema prediletto del Don Chisciotte. D. elevò al più alto livello di poesia i più umili motivi della vita quotidiana (Portatrici d'acquaLavanderiaViaggiatori di terza classeCommedianti, ecc.). L'aspro accento polemico e l'evidente contenuto sociale alienarono al D. il favore del pubblico parigino del secondo Impero, ma gli artisti lo consideravano un maestro e C. Corot confortò la sua misera vecchiaia acquistando per lui la piccola casa dove morì solo e dimenticato.

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