Milano, Palazzo Reale
Dal 8 Marzo al 2 Luglio 2017
La mostra ruota intorno ad alcuni capolavori di Édouard Manet provenienti dal Musée d'Orsay, illustrando l'atteggiamento dell’artista in relazione ai cambiamenti di Parigi tra il 1850 e il 1880, periodo in cui la città stava mutando rapidamente volto per diventare la "capitale delle capitali”. Due Esposizioni Universali, nel 1855 e nel 1867, incrementano vertiginosamente il ritmo della vita parigina: Manet e la sua cerchia ne testimoniano la grande rincorsa verso la modernità.Curata da Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher, la mostra rappresenta un punto di riferimento per una riflessione sulla Parigi della seconda metà dell’800, capitale in piena trasformazione durante il secondo Impero Napoleonico. Manet dipinge la vita reale, il quotidiano, gli ambienti affollati dei caffè e dei teatri, i “déjeuneur sur l’herbe” dei parigini, ma anche le figure che vede e che conosce, le donne che lo attraggono e lo incuriosiscono. Vuole “essere del proprio tempo e
dipingere ciò che vede, senza lasciarsi turbare dalla moda”.
Non c’è retorica, non c’è mitologia. Eppure, la sua pittura ha salde radici nella tradizione, dipinge la sua “impressione” affondando però nella cultura passata. Manet infatti ha viaggiato, conosce la pittura spagnola di Goya e Velasquez e la pittura veneziana di Giorgione. Dipinge donne nude sdraiate con disincanto, suscitando lo scandalo della critica, ma il maestro non intende scandalizzare. Vuole solo testimoniare la vita reale. La modernità del “padre dell’impressionismo” salta all’occhio con estrema chiarezza per la sua maniera di concepire la pittura come fedele specchio della realtà.
Attraverso le opere di Manet e di artisti suoi contemporanei, come Renoir, Degas, Cézanne, tutti prestigiosi prestiti provenienti dal Musée d’Orsay di Parigi, la mostra intende mettere in risalto quanto innovativa sia stata la concezione dell’arte di Manet e quanto gli avanguardisti, contemporanei dell’artista, lo considerassero a ragione un caposcuola.
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