1. Donato di Niccolò di Betto Bardi, passato alla storia come “Donatello” (Firenze 1386-1466) è considerato uno dei più grandi scultori italiani. Disegnatore e orafo, insieme a Filippo Brunelleschi e Masaccio dà vita al Rinascimento fiorentino, uno dei periodi più floridi per l’arte mondiale.
2. Nasce a Firenze in una famiglia modesta, suo padre è cardatore di lana. Probabilmente (ma non si hanno prove certe) inizia la sua carriera artistica come orafo, percorso comune a molti giovani fiorentini amanti dell’arte. Quel che è certo è che nel 1402 e fino al 1404 è a Roma con Brunelleschi, più grande di lui di dieci anni. I due vanno in
cerca di antichi capolavori dell’arte classica, sepolti sotto la città eterna, per trarne ispirazione. Questa loro attività vale ai due artisti il soprannome di “cercatori di tesori”.
3. Fin dalle prime opere emerge una delle caratteristiche dell’arte di Donatello, che si affinerà sempre più nel corso degli anni. L’artista è infatti capace di conferire alle sue sculture un’umanità e un realismo ignoto ai suoi contemporanei. Le sue opere sono frutto di un’intensa introspezione psicologica che crea un’immediata empatia tra lo spettatore e il soggetto ritratto. Uno dei primi esempi di ciò è il Crocifisso di Santa Croce a Firenze, realizzato tra il 1406 e il 1408 in un’amichevole sfida con l’amico Brunelleschi che in risposta, scolpì il Crocifisso di Santa Maria Novella (1410-1415).
4. Tra il 1411 e il 1417, lavorando alla decorazione delle nicchie della chiesa di Orsanmichele a Firenze, scolpisce uno dei sui più noti capolavori: il San Giorgio. Nella stessa chiesa realizza, alla base del tabernacolo, il rilievo San Giorgio e il drago, famoso perché costituisce il primo esempio di “stiacciato”.
5. La tecnica dello “stiacciato”, di cui Donatello fu iniziatore e maestro, consiste nello scolpire solo la superficie del marmo o del bronzo, con variazioni minime rispetto al fondo, ottenendo una particolare illusione di profondità che rende le figure scolpite tridimensionali.
6. Tra il 1425 e il 1438 intraprende un sodalizio con Michelozzo, scultore e architetto di dieci anni più giovane. Pare che Michelozzo si occupasse soprattutto di far quadrare i conti tra i due, visto che Donatello era famoso per non avere alcun interesse e capacità nel gestire il denaro. La leggenda vuole che, nei periodi più floridi, appendesse nella bottega un cesto pieno di denaro permettendo ai discepoli di servirsene a piacimento. Donatello e Michelozzo insieme lavorano a numerose opere, tra cui il Pulpito del Duomo di Prato.
7. Nel 1438 realizza la Cantoria, per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze, considerata uno dei capolavori del primo Rinascimento. In quest’opera Donatello ottiene un sofisticato effetto dinamico dato dal contrasto tra il movimento morbido dei putti danzanti e le precise geometrie che compongono l’opera.
8. È il 1440 circa quando Donatello realizza la sua opera più celebre: il Davidbronzeo del Bergello, che stupisce i contemporanei in quanto si tratta del primo nudo a figura intera dai tempi dell’antica Roma. L’opera, che si ritiene essere stata commissionata da Cosimo de’Medici per il cortile di Palazzo Medici, pare rappresenti sia l’eroe biblico, simbolo delle virtù civiche e della ragione che vince sulla forza bruta, sia Mercurio, dio del commercio, principale attività della famiglia Medici.
9. Nel 1443 Donatello parte per Padova e vi rimane fino al 1453. Nella città veneta realizza vari lavori tra cui il Monumento equestre che ritrae il condottiero Erasmo da Narni, passato alla storia come il “Gattamelata”. L’opera, ispirata alla statua di Marco Aurelio a Roma, può considerarsi il precursore di tutti i monumenti equestri che gli seguirono. Lo zoccolo poggiato su una sfera, simbolo di dominio sulla Terra e il bastone del comando, impugnato dal soggetto, sono dettagli simbolici che ricorreranno in moltissimi altri monumenti equestri realizzati in seguito.
10. Tra il 1455 e il 1456 realizza la Maddalena penitente, opera lignea che rappresenta uno degli esempi più alti della poetica di Donatello, per la carica umana e drammatica che traspare dal soggetto ritratto. Donatello muore a Firenze nel 1466, viene sepolto nei sotterranei della basilica di San Lorenzo, vicino a Cosimo de’Medici, suo grande amico ed estimatore.
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“Et ebbono l’opere sue tanta grazia, disegno e bontà, ch’oltre furono tenute più simili all’eccellenti opere degl’antichi Greci e Romani, che quelle di qualunche altro fusse già mai; […]” (Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”)
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