Van Gogh. Tra il grano e il cielo, presenta eccezionalmente un numero altissimo di opere del pittore olandese, 40 dipinti e 85 disegni. Con l’apporto fondamentale di quello scrigno vangoghiano che è il Kröller-Müller Museum in Olanda. La mostra è a cura di Marco Goldin.
Ricostruisce con precisione l’intera vicenda biografica, ponendo dapprincipio l’accento sui decisivi anni olandesi, che dall’autunno del 1880 nelle miniere del Borinage, per la verità in Belgio, fino all’autunno del 1885 a conclusione del fondamentale periodo di Nuenen, sono una sorta di stigmate infiammata e continuamente protratta. Una vera e propria via crucis nel dolore e nella disperazione del vivere. Sarà come entrare nel laboratorio dell’anima di Van Gogh, in quel luogo segreto, solo a lui noto, nel quale si sono formate le sue immagini. Spesso nella condivisione dei temi in primo luogo con Jean-François Millet e poi con gli artisti della cosiddetta Scuola dell’Aia, una sorta di versione olandese della Scuola di Barbizon.E in questo laboratorio ci si addentrerà con rispetto e con circospezione, facendosi aiutare dalle fondamentali lettere che Vincent inviava, come un vero e proprio diario del cuore straziato, in modo particolare al fratello Théo, ma non solo. Le lettere costituiranno quindi, giorno dopo giorno, come fogli di un diario, il filo conduttore della mostra, perché attraverso le parole si possa penetrare fino in fondo nel mistero struggente della bellezza di un’opera che non cessa di affascinarci. Perché così fortemente connaturata alla presentazione di un vita sempre sul limite. Dalle prime lettere legate all’attività artistica, del settembre del 1880, quando compaiono i disegni inaugurali, fino a quella conclusiva, trovatagli in tasca quando si spara un colpo di rivoltella, alla fine di luglio di dieci anni dopo, a Auvers-sur-Oise.
Anch’io mi sento talvolta molto debole, quando lavoro sulle dune o altrove: non mangio certo a sazietà. Le mie scarpe sono tutte rattoppate, usate all’estremo; tutto ciò e altre piccole miserie mi producono molte rughe. Infine, tutto questo sarebbe nulla, Théo, se potessi aggrapparmi all’idea che andrà comunque tutto bene, a condizione di perseverare.
Vincent a Théo, estate 1883
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