La storia che si nasconde dietro quest’opera è molto breve, e si deve particolarmente agli studi recenti che sono stati effettuati sul dipinto; in origine, al ritrovamento dello stesso quadro nel 1812 si è pensato che il colosso appartenesse ovviamente al pittore Francisco Goya, poiché è stato ritrovato nell’inventario degli oggetti dello stesso artista spagnolo. Il quadro è stato identificato all’interno del suddetto inventario nel 1812, ovvero lo stesso anno in cui quest’opera arrivò al figlio Javier Goya, con il quale aveva un rapporto molto stretto che abbiamo potuto
percepire grazie alla storia che si cela dietro ai Black Paintings.
Dalle mani del figlio dello stesso pittore, il quadro andò a finire presso un altro uomo, per poi giungere nel 1931 allo stesso Museo del Prado, dove si trova tutt’ora. La sinossi della trasmigrazione del quadro in sintesi è questa, ma la paternità del quadro è ancora un mistero, poiché diversi studi hanno fatto si che si pensasse che il quadro fosse stato realizzato da un suo apprendista, ovvero Asensio Julià, ma attraverso delle ricerche approfondite invece è stata screditata anche questa tesi e che in pratica, il quadro è stato realizzato da un seguace di Goya non meglio identificato.
Cerchiamo di scoprire qualcosa in più su questo quadro denominato tipicamente il colosso: lanciando una rapida occhiata si nota che è proprio il gigante ad occupare la parte superiore della tela, e si erige forte quasi pronto a sferrare un colpo contro un qualche nemico, e lo si può notare soprattutto grazie alla posizione delle braccia, quasi come se stesse in guardia durante un combattimento a mani nude.
Stando a diversi studi si è pensato semplicemente che il quadro fosse una rappresentazione pittorica della poesia di Juan Bautista Arriaza, il quale ha scritto un testo relativo alla guerra d’indipendenza spagnola contro l’invasione da parte delle truppe di Napoleone; all’interno della suddetta poesia sembrerebbe infatti che la popolazione della Spagna fosse rappresentata da un gigante che nasceva e si ergeva fortemente dai Pirenei. Alcuni elementi però sono abbastanza contraddittori e non possono dare pieno merito a questa ipotesi, come il fatto che il gigante abbia gli occhi chiusi, quasi come se stesse combattendo senza una sorta di metodo, colpendo tutto ciò che incontra.
Il gigante poi non è possibile descriverlo appieno, poiché riusciamo a vedere unicamente il suo torso e non sappiamo se sia in movimento oppure se sia statico oltre le montagne, ma possiamo dare invece un’occhiata alla parte inferiore della tela, dove è presente un piccolo villaggio dove tutti gli uomini stanno scappando, quindi lascia presumere che siano intimoriti dal gigante o da qualche altro elemento non presente nel quadro; l’unico che non scappa dalla furia della situazione è un asino e stando a degli studi sembrerebbe che quest’ultimo rappresenti l’ignoranza, o meglio l’impossibilità di capire la guerra.
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