lunedì 19 dicembre 2016

LA MAYA VESTIDA - FRANCISCO GOYA

La storia presente dietro questi quadri è abbastanza corposa e ne abbiamo anche alcuni dettagli, ma prima cerchiamo di sapere qualcosa in più sulla realizzazione di quest’ultimi. I quadri, nel 1800 sembra che facessero parte della collezione
d’arte di Manuel Godoy, un uomo di potere molto forte, e tutto ciò lo sappiamo grazie ai vari dettagli che vengono riportati nel diario accademico di Pedro González de Sepúlveda, il quale già in quell’anno aveva riportato che le due maja erano presenti nella collezione.
Il nudo rappresentato all’interno dei quadri erano ancora un elemento scottante soprattutto per la chiesa, in un periodo dove l’Inquisizione aveva dalla propria parte un potere inimmaginabile(grazie alla collaborazione e all’alleanza con due re spagnoli) e che ha portato successivamente al rogo di un gran numero di opere aventi per soggetto tali donne senza veli. Solo un uomo molto potente poteva permettere il salvataggio delle due opere di Francisco Goya, e questo testimonia che era proprio Manuel Godoy il proprietario dei suddetti quadri.
La maja vestida è stata realizzata successivamente rispetto alla prima versione della stessa donna, ma chi è in realtà il soggetto? È una donna esistente oppure no? Alcuni documenti lasciano presagire l’ipotesi che quest’ultima potesse essere la duchessa de Alba, una potente donna con cui Goya aveva una relazione molto intima e si potrebbe pensare che il pittore abbia fatto un altro dei suoi piani all’interno dei quadri proprio come è accaduto con la famiglia di Carlo IV.
Il punto che sembra dar forza a questa tesi è che nel 1802, quando la duchessa sarebbe deceduta, tutti i suoi quadri sarebbero passati a Godoy e così egli sarebbe entrato in possesso di queste opere, ma ovviamente non ci sono prove a testimoniare l’effettiva appartenenza del quadro di Goya alla duchessa.
Se in effetti questa tela fosse appartenuta alla duchessa si spiegherebbe chi in realtà la modella sia, infatti potrebbe essere la stessa duchessa, proprio come indicato in precedenza, date le innumerevoli somiglianze tra il soggetto ritratto nel quadro e la stessa donna di potere, con cui Goya aveva una grande amicizia.
Altre ipotesi invece lasciano intendere che la donna rappresentata potesse essere Pepita Tudó, ovvero l’amante di Godoy, quando l’uomo era già sposato attraverso un matrimonio di interesse, e logicamente, tenere all’interno della propria abitazione una tela rappresentante un’altra donna avrebbe sollevato più di qualche sospetto, quindi l’uomo avrebbe ordinato a Goya di realizzare una versione vestita della donna ritratta nuda; grazie però alle tecnologie recenti questa piccola storia è stata completamente smentita e quindi questa tesi crolla inesorabilmente.
Entrambe le versioni della maja erano nascoste nel gabinetto privato dell’uomo, e messe insieme a tutti gli altri quadri di nudo che aveva salvato dall’Inquisizione, e si pensa che addirittura fosse presente una sorta di meccanismo che permetteva l’intercambio tra le due versioni della maja per salvaguardare la versione “nuda” del quadro da occhi indiscreti; questo meccanismo in effetti potrebbe esistere poiché le dimensioni e la tecnica utilizzata per entrambi i ritratti sono le stesse e scambiarle con un qualche stratagemma non risulterebbe molto difficile.
Nel 1807, lo stesso Godoy, in seguito a diverse circostanze, perse gran parte del proprio potere e tutte le sue opere vennero confiscate e andarono a finire sotto la mano del re Ferdinando VII, e successivamente vennero prese dal Tribunale dell’Inquisizione, e Goya si trovò a doversi difendere dalle accuse mosse dalla Chiesa, ma non ci riuscì. Fino al ventesimo secolo entrambe le maja vennero nascoste alla vista del pubblico ma dal 1910 finalmente vennero esposte al Museo del Prado.
Questa è la sinossi che si nasconde dietro entrambi i quadri, che finalmente dopo sono giunti presso il Museo e sono visibili a tutti; per gli osservatori più attenti non ci sarà bisogno di annotare che il quadro si richiama alle influenze delle donne nude rappresentate sia da Giorgione che da Tiziano all’interno dei propri quadri; differentemente dalle donne rappresentate dai due leggendari pittori, quelle presentate da Goya sono invece delle semplici donne e non delle divinità.
Le caratteristiche principali della donna soggetto del quadro sono soprattutto il suo sguardo che stabilisce una forte intesa intrigante con lo spettatore, che cerca quasi di rompere il ghiaccio dovuto al fatto che quest’ultima sia completamente nuda davanti agli occhi dello stesso osservatore; la posa del soggetto, in entrambe le versioni, è pressoché identica.


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