lunedì 23 gennaio 2017

ARTE GIAPPONESE

La collezione del museo di Honolulu privilegia le immagini di corteggiamento e le storie d’amore  ma l’arte erotica giapponese a hanno toni più espliciti. In Giappone infatti c’era una notevole produzione di arte erotica che conservava un legame con i miti arcaici della fertilità e con l’antica tradizione scintoista nella raffigurazione gli organi sessuali in primo piano; un genere artistico che solo oggi riemerge compiutamente. Perché dopo l’occidentalizzazione il Giappone l’ha censurata, mutando
dall’Occidente cristiano un senso di condanna. Diversamente da quel che accadde nel Sol levante, nella storia dell’arte occidentale troviamo poca produzione erotica e molto nudo. Nell’arte fluttuante nata dalla borghesia giapponese, invece, troviamo
stampe, grandi dipinti, lunghi rotoli, numerose tavole che illustrano gli atti dell’amore. Perlopiù senza ricorrere al nudo. Nella pittura sacra occudentale dove il nudo inteso in senso erotico era proibito, si ricorreva al mito e agli “dei falsi e bugiardi” per poter rappresentare una bella donna svestita oppure lo si privava di senso leggendo in senso allegorico. In Giappone, invece, come racconta nei suoi libri  un esperto di Giappone Gian Carlo Calza, non se ne sentiva l’esigenza, perché c’era un rapporto più disinvolto con il corpo e persone nude si vedevano ogni giorno nei bagni pubblici come negli attraversamenti di corsi d’acqua e di fiumi. 

Allora che cosa cercava il pubblico borghese dei quartieri del piacere in questo tipo di rappresentazione del rapporto sessuale fra uomo e donna? Cercava la trasgressione. Non è un caso che molte scene rappresentino amori fugaci o illeciti. Perché la rigida etica samuraica non era favorevole al sesso che, si pensava, distogliesse dalla disciplina. 
E più la borghesia con cui i samurai erano indebitati prendeva piede, più loro irrigidivano il proprio codice.
Così mentre le cortigiane erano dette “rovina castelli”in Giappone, le ragazze di buona famiglia dovevano rigare dritto se non volevano guai. Come racconta uno dei primi capolavori della letteratura giapponese Genji il principe splendente: il primo romanzo psicologico giapponese scritto nel 1008 da una donna di corte. Nel Seicento le grandi cortigiane erano donne colte che sapevano suonare e improvvisare versi, la realtà femminile in Giappone restava in gran parte in ombra e sottomessa.
 Ed è a a partire dal Seicento che compaiono famose cortigiane nelle stampe erotiche. Poi sempre più raramente. Le giovani donne che vediamo in primo piano nelle stampe erotiche sono perlopiù delle prostitute. Ma in altri casi no, come accennavamo, vengono rappresentate delle scene d’amore. E in questo caso artisti come Hokusai toccano il massimo dell’espressione, anche solo attraverso la rappresentazione di un appassionato scambio di sguardi.
milano
Hokusai Fuji
Hokusai Fuji
Hokusai
Hokusai

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