Ecco, il Canada deve essere così. Io ho un debole per il nord del mondo, amo la sua luce così come mi incantano le sue forme: sono stregata dalle insenature, dalle rocce e dagli specchi d’acqua che sembrano riflettere qualcosa di profondissimo.Quando mi sono casualmente imbattuta (grazie
papà, grazie Art Blart) nelle opere di un insieme di pittori canadesi di inizio Novecento, il cosiddetto Gruppo dei Sette, ho sentito forte il richiamo di questi luoghi, vedendone catturato il loro spirito.
papà, grazie Art Blart) nelle opere di un insieme di pittori canadesi di inizio Novecento, il cosiddetto Gruppo dei Sette, ho sentito forte il richiamo di questi luoghi, vedendone catturato il loro spirito.
Tutto inizia circa così, per farla molto veloce: una sera del 1913 il pittore canadese Lawren Harris invita altri sei colleghi (J.E.H. MacDonald, Arthur Lismer, F.H. Varley, Frank Carmichael e Frank Johnston, che abbandonerà la prima sera) a casa sua, per parlare di un futuro comune all’insegna dell’arte. Nasce quindi il Gruppo dei Sette, a cui si aggiunge presto Tom Thomson, un gruppo che organizza delle esposizioni e che lavora unito per rappresentare la natura artica (e pre-artica) in tutte le sue sfumature.
Questa loro ricerca secondo me diventa molto interessante. In effetti, se ci pensiamo bene, il tema del paesaggio nell’Europa del XX secolo diventa un po’ secondario, e in ogni caso subisce una radicale trasformazione: la natura, grande e imperitura musa, nella mente dei concettuali artisti nostrani viene elaborata e sintetizzata al punto da perdere le sue caratteristiche, le sue particolarità ed ogni pretesa di realismo.
Qui in Canada invece quello che riusciamo a vedere è proprio il mondo glaciale, freddo e a suo modo colorato di una terra ricca di fascino. La ricerca pittorica prende un’altra piega, una strada che avevano aperto i romantici americani e che non perde di freschezza.
Detto questo, se volete saperne di più sul Gruppo dei Sette ecco il link alla pagina di Wikipedia e del blog Art Blart, io darò la precedenza ai quadri di alcuni di loro, quelli che più mi hanno impressionato.
FRANKLIN CARLMICHAEL
Per primo, mostro questo quadro che trovo bellissimo. Carmichael mi piace molto soprattutto per la composizione elegante dei quadri e per l’uso raffinato del colore e della composizione. Non trovate anche voi che esprima una grande armonia?
TOM THOMSON
Nei quadri e nelle pennellate di Thomson vedo la cultura americana, quella dei pionieri e di altri artisti come George Bellows (ve ne ricordate? Ne ho parlato qui: Edward Hopper e George Bellows: le luci e le ombre degli Stati Uniti), seppure in un contesto diverso.
Riuscite a sentire l’atmosfera dei racconti di Jack London? Io sì, anche se questi quadri fortunatamente ci risparmiano l’impressione del vero gelo invernale, in favore di stagioni relativamente più miti!
LAWREN HARRIS
Harris, il fondatore, mi piace proprio. Tra tutti è il più vicino al linguaggio ed alla cultura europea, lo si percepisce guardando i colori e soprattutto le forme stilizzate di alcuni paesaggi, che dimostrano contaminazioni quasi futuriste senza mai snaturare o alterare troppo il paesaggio che funge da ispirazione.
JOHN E. H. MACDONALD
Di Macdonald amo i colori, che presentano moltissime sfumature e vengono affiancati in maniera davvero gradevole e azzeccata. Ogni opera ha la sua precisa atmosfera, unica e diversa dalle altre, che ci permette di entrare in un frammento di questo mondo.
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