Carlo Carrà nasce a Quargneto (Alessandria) l’11 febbraio 1881. Inizia giovanissimo l’attività di decoratore e nel 1906 si iscrive all’Accademia di Brera a Milano, studiando con Cesare Tallone. Le opere di questo periodo rivelano
l’influenza del Divisionismo italiano combinato con la tradizione del Naturalismo lombardo del diciannovesimo secolo. Nel 1908 Carrà incontra Umberto Boccioni e Luigi Russolo con i quali, due anni dopo, firma il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista. Le radicali posizioni politiche e artistiche del pittore si riflettono nel monumentale dipinto I funerali dell’anarchico Galli, rielaborato stilisticamente dopo un viaggio a Parigi nell’autunno del 1911, quando l’artista si avvicina al Cubismo. Con Ardengo Soffici collabora alla rivista futurista “Lacerba”.
Tornato a Parigi nel 1914, conosce Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso. In questo periodo inizia a sperimentare con il collage e le “parole in libertà” ed appoggia il movimento interventista nel suo libro Guerrapittura del 1915. Abbandonate molte delle premesse futuriste, nel 1916 Carrà esalta l’arte dei pittori italiani del ‘300 e del ‘400, nei saggi Parlata su Giotto e Paolo Uccello costruttore. Nel 1917 incontra Giorgio de Chirico a Ferrara adottandone le tecniche compositive e l’iconografia metafisica in una serie di interni e nature morte. Assieme a de Chirico e al fratello di questi, Alberto Savinio, collabora nel 1918 con la rivista “Valori Plastici” e, l’anno dopo, pubblica il suo libro Pittura metafisica, celebrando le proprietà trascendenti della forma pura e degli oggetti comuni.
Le sue posizioni teoriche, basate sul “ritorno all’ordine” del dopoguerra, segnano la rottura con il classicismo di de Chirico. Dopo una breve fase legata al Realismo magico, alla metà degli anni ’20 Carrà sviluppa il suo stile maturo che nelle figure arcaicizzanti e nella pennelata, rievoca il naturalismo impressionista del diciannovesimo secolo. Partecipa alle due mostre del gruppo Novecento e nel 1933 è tra i firmatari del Manifesto della pittura murale. Nel 1941 gli viene assegnata la cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera e nel 1945 pubblica l’autobiografia La mia vita. L’artista muore a Milano nel 1966.
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