L’opera, prima di giungere alla Hoover Gallery, venne originariamente donata dalla stessa Frida al dottor Leo Eloesser, il medico di fiducia dell’artista; alla morte del dottore, l’opera venne ereditata dalla sua compagna, la quale, nel 1993 la vendette.
A Frida non piaceva l’America, e voleva assolutamente tornare in Messico; suo marito, affascinato dal progresso tecnologico e dalla popolarità dello stesso paese, era contrario all’opinione di Frida, e così da quel litigio, nacque questo collage.
Nella confusa composizione, emergono tutti quegli elementi che rappresentano la superficialità del capitalismo americano, testimoni del crollo della società umana e della relativa distruzione dei valori vitali per gli uomini.
In tanti altri capolavori di Frida, è molto facile riconoscere il protagonista, ma in questo caso, è praticamente impossibile rintracciare un punto focale, a causa della grande confusione.
Nel grande fermento, al centro, si nota solo il tradizionale vestito proveniente da Tehuantepec: un abito che Frida indossava molto spesso.
Quest’abito, posto al centro dell’opera, è vuoto ed è circondato unicamente da un grande caos, quasi ad indicare che Frida si trova solo fisicamente in America, mentre la sua vera vita è in Messico.
L’artista comincia questo lavoro mentre si trova a New York e lo completa solo quando ritorna in Messico con Diego.
Al termine della realizzazione, Frida aggiunge una scritta sulla parte posteriore dell’opera, che recita “Ho dipinto questo a New York, mentre Diego stava dipingendo il murales al Rockefeller Center”.
Nessun commento:
Posta un commento