Ha aperto venerdì a New York una mostra - anzi tre - dedicate all'arte dei Caraibi, la prima volta che viene esaminato così a fondo il contribuito artistico del bacino caraibico.
A ospitare questo trittico sono tre spazi espositivi di cui solitamente si sente parlare poco. El Museo del Barrio (su Fifth Avenue non lontano da Spanish Harlem), The Studio Museum of Harlem e nel distretto di Queens, sull'altra sponda dell'East River, il Queens Museum of Art (nel quartiere di Flushing).
Poichè non stiamo parlando di Metropolitan Museum, di MoMA o di Guggenheim verrebbe da pensare che si
tratta di mostre secondarie di cui non valga neppure la pena scrivere. In realtà "Caribbean: Crossroads of the World" è considerato l'evento culturale più notevole di tutta la stagione estiva newyorkese.
"Considerate le dimensioni, il raggio culturale e la freschezza del materiale esposto "Caribbean: Crossroads of the World" è per eccellenza il principale evento artistico dell'estate 2012 a New York", scrive Holland Cotter, principale critico d'arte per il New York Times. "Se non avete il tempo o la pazienza di vederle tutte e tre ognuno dei tre segmenti è sufficientemente ricco e vario da darvi la sensazione dell'intero trittico. Ma se siete in grado di vederli tutti e tre, assolutamente non perdete l'occasione".
Parole forti quelle di Cotter e senza perdere tempo dunque sono andato a El Museo del Barrio. Qui mi sono trovato davanti a due delle sei sezioni nelle quali è diviso il trittico. Sono intitolate "Contrapposizioni" e "Atti Patriottici".
Le sezioni coperte allo Studio Museum of Harlem sono "Sfumature di Storia" e "Terra di Fuorilegge" mentre quelle del Queens Museum of Art sono "Reami del Mondo" e "Movimenti Fuidi". Titoli abbastanza vaghi fino a quando non si leggono i pannelli di spiegazione che meglio decodificano le scelte fatte dai curatori della mostra.
Incominciamo dal titolo. "Caribbean: Crossroads of the World" espora per la prima volta atteaverso l'arte del bacino caraibico la complessità della regione a partire dalla rivoluzione ad Haiti (1791-1804) fino ai giorni nostri. Sono compresi esempi di come l'arte occidentale ha influenzato gli artisti caraibici e come artisti che non appartengono alla regione hanno rappresentato i Caraibi.
Il tema della mostra - che mai in precedenza era stato presentato in modo così organico - dà una nuova importanza a questa parte delle Americhe che solitamente viene banalizzata come luogo di relax balneare per chi si può permettere le vacanze al Club Med.
"Caribbean: Crossroads of the World" invece mette in prospettiva la storia dei Caraibi attraverso l'evoluzione visiva della sua stessa identità sia come blocco monolitico che con le differenze sfumature da paese a paese.
A El Museo del Barrio la sezione "Atti Patriottici" analizza come l'arte caraibica sia stata nel giro del tempo uno strumento essenziale per sviluppare un'identità nazionale introducendo l'elemento indigeno nella rappresentazione visuale in contrapposizione all'estetica tradizionale. Il punto focale di "Contrapposizioni", sempre al Barrio,è il fortissimo impatto sociale che ha avuto il sistema delle piantagioni (zucchero, caffè, tabacco e frutta) sull'intera regione.
"Sfumature di Storia", allo Studio Museum of Harlem, esplora attraverso la pittura il significato della razza (bianca, nera, creola, mulatta) nella storia e nella cultura dei Caraibi. Nello stesso museo è allestita anche la parte "Terra di Fuorilegge" che esplora il mito dei Caraibi come luogo utopico di piacere e allo stesso tempo come terra remota dove non esistono leggi.
"Reami del Mondo", al Queens Museum of Art, si sofferma sullo stretto rapporto esistente fra eventi storici e lo sviluppo di tradizioni popolari regionali, soprattutto per quanto riguarda l'influenza della religione. "Movimenti Fluidi" infine esplora, sempre al museo di Queens, la realtà geografica di una regione composta esclusivamente di isole o di terre costiere. Attraverso "Caribbean: Crossroads of the World" si viene a conoscenza di un numero straordinario di artisti, per lo più non conosciuti al grande pubblico. Lucila Engels di Curacao, per esempio, o Jose Antonio Velasquez dell'Honduras. Il portoricano Arnaldo Roche Raball o il giamaicano Barrington Watson. E ancora: Jaime Colson della Repubblica Dominicana o Armando Morales Sequeira del Nicaragua.
E poi artisti della Guyana, Cuba o Colombia danno un profondo senso di quanto sia diversificata culturalmente la regione caraibica. Si va ad esempio da una pittrice cubana che cattura in modo estremamente colorato il barocco dell'isola a un'artista olandese che realizza una versione caraibica del dipinto "La ragazza con l'orecchino di perla". Salta all'occhio come nell'arte di alcuni paesi caraibici sono dominanti i vivacissimi colori primari mentre in altri si privilegiano colori attenuati più vicini alla natura. Forte l'influenza dell'arte occidentale in certi paesi, assente in altri.
Rispondendo all'appello di Holland Cotter non ho voluto assolutamente perdermi questo trittico della stagione artistica newyorkese. E per i lettori che volessero non mancare l'occasione di vedere queste tre mostre "Caribbean: Crossroads of the World" rimarrà aperta per parecchi mesi. Al Barrio e in Queens fino al 6 gennaio, allo Studio Museum in Harlem fino al 21 ottobre.
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